La pandemia di Covid-19 ha colpito duramente l’economia europea, in particolare quella italiana. Nel 2020, il prodotto interno lordo italiano si è ridotto dell’8,9 per cento, a fronte di un calo nell’Unione Europea del 6,2.

 

Ma, come la storia insegna, momenti di crisi ci mostrano il ruolo trasformativo che investimenti, innovazione e apertura internazionale possono avere sull’economia di un Paese.

 

L’Unione Europea ha infatti risposto alla crisi pandemica con il Next Generation EU (NGEU), un programma di portata e ambizione inedite, che prevede investimenti e riforme per accelerare la ripresa economica e orientarla verso un percorso più sostenibile.

 

L’Italia è la prima beneficiaria del NGEU, che comprende due principali strumenti:

il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RFF) e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa (REACT-EU)

Il solo Dispositivo RFF garantisce risorse per 191,5 miliardi di euro da impiegare entro il 2026, dei quali 68,9 miliardi in sovvenzioni a fondo perduto.

 

Per poter usufruire di questi fondi l’RFF richiede agli stati membri di presentare un pacchetto di investimenti e riforme chiamato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che si articola in sei pilastri:

 

  • Transizione verde
  • Trasformazione digitale
  • Crescita intelligente, sostenibile e inclusiva
  • Coesione sociale e territoriale
  • Salute e resilienza economica, sociale e istituzionale
  • Politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani

 

 

Il PNRR dell’Italia

 

Il 13 luglio 2021 il PNRR dell’Italia è stato definitivamente approvato con decisione di esecuzione del Consiglio, che ha recepito la proposta della Commissione Europea.

Lo sforzo di rilancio dell’Italia, delineato dal Piano di Rilancio e Resilienza presentato, richiede il massimo delle risorse RFF e si sviluppa intorno a sei missioni (articolate in linea con i sei pilastri menzionati dal regolamento RRF sebbene la formulazione segua una sequenza e una aggregazione lievemente differente.

 

Missione 1: Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo (con un’allocazione di risorse pari a 40,32 mld)

Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica (59,47 mld)

Missione 3: Infrastrutture per una mobilità sostenibile (25,40 mld)

Missione 4: Istruzione e ricerca (30,88 mld)

Missione 5: Coesione e inclusione (19,81 mld)

Missione 6: Salute (15,63 mld)

 

 

L’investimento nel green

 

Il pilastro della transizione verde, al quale l’Italia attribuisce la missione con il maggior numero di fondi da investire, discende direttamente dallo European Green Deal e dal doppio obiettivo dell’Ue di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto allo scenario del 1990 entro il 2030.

 

Scienza e modelli analitici dimostrano infatti come il cambiamento climatico in corso sia solo l’inizio di ulteriori cambiamenti ormai inequivocabili a livello di ambiente: la temperatura media del pianeta è aumentata di circa 1,1° C in media rispetto al secolo precedente, accelerando importanti trasformazioni dell’ecosistema (scioglimento dei ghiacci, innalzamento e acidificazione degli oceani, perdita di biodiversità, desertificazione) e rendendo fenomeni estremi (venti, neve, ondate di calore) sempre più frequenti e acuti.

 

Con l’accordo di Parigi, i Paesi di tutto il mondo si sono impegnati a limitare il riscaldamento globale a 2°C, facendo il possibile per limitarlo a 1,5° C, rispetto ai livelli preindustriali. Per raggiungere questo obiettivo, appare evidente quanto sia necessaria una radicale transizione ecologica a livello globale ma anche dei singoli paesi, per evitare catastrofi ambientali irreversibili e rilevanti impatti socioeconomici.

 

Il PNRR rappresenta quindi un’occasione unica per accelerare questa transizione, tenendo conto del patrimonio paesaggistico che abbiamo in Italia, con un ecosistema naturale e una biodiversità dal valore inestimabile che devono essere protetti.

 

La Missione 2 del PNRR dell’Italia, intitolata Rivoluzione Verde e Transizione ecologica, consiste di 4 Componenti:

 

C1. Economia circolare e agricoltura sostenibile

C2. Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile

C3. Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici

C4. Tutela del territorio e della risorsa idrica

 

La Componente 1 si prefigge di perseguire un duplice percorso verso una piena sostenibilità ambientale. Da un lato, migliorare la gestione dei rifiuti e dell’economia circolare, rafforzando le infrastrutture per la raccolta differenziata, ammodernando o sviluppando nuovi impianti di trattamento rifiuti; dall’altro, sviluppare una filiera agricola/alimentare smart e sostenibile, riducendo l’impatto ambientale in una delle eccellenze italiane, tramite supply chain “verdi”.

 

La Componente 2 prevede interventi (investimenti e riforme) per incrementare la penetrazione di fonti rinnovabili e raggiungere progressivamente la decarbonizzazione di tutti i settori, includendo l’avvio dell’adozione di soluzioni basate sull’idrogeno.

Particolare rilievo viene dato alle filiere produttive, promuovendo lo sviluppo in Italia di supply chain competitive nei settori a maggior crescita che consentano di ridurre la dipendenza da importazioni di tecnologie e rafforzando la ricerca e lo sviluppo nelle aree più innovative (fotovoltaico, idrolizzatori, batterie per il settore dei trasporti e per il settore elettrico, mezzi di trasporto).

 

La Componente 3 ha come obiettivo il rafforzamento dell’efficientamento energetico, incrementando il livello di efficienza degli edifici.

Gli edifici italiani infatti rappresentano oggi più di un terzo dei consumi energetici del paese, e la maggior parte è stata realizzata prima dell’adozione dei criteri per il risparmio energetico e della relativa normativa. L’investimento prevede un aumento della classe energetica sia delle strutture pubbliche (es. scuole, cittadelle giudiziarie) che private, come già avviato dall’attuale misura del Superbonus .(evidenzieremo la parola mettendoci il collegamento ipertestuale all’articolo sul superbonus)

 

Con la Componente 4 infine, si vuole tutelare il territorio mettendo in campo azioni per rendere il Paese più resiliente agli inevitabili cambiamenti climatici, proteggere la natura e le biodiversità, e garantire la sicurezza e l’efficienza del sistema idrico. Il tutto deve avvenire in modo inclusivo ed equo per tutte le regioni italiane, pianificando la formazione e l’adattamento delle competenze, e aumentando la consapevolezza su sfide e opportunità offerte dalla progressiva trasformazione del sistema.

 

Sicuramente, la transizione ecologica non potrà avvenire in assenza di una altrettanto importante e complessa ‘transizione burocratica’, che includerà riforme fondamentali nei processi autorizzativi e nella governance per molti degli interventi delineati.